martedì 9 settembre 2014

La memoria popolare di Giacomo Matteotti

 


Di Giacomo Matteotti si parla molto in questo periodo, vista la ricorrenza del 90° anniversario dalla sua uccisione da parte dei fascisti. Però il rischio è quello di soffermarsi troppo sulla sua morte piuttosto che sulla sua vita.
Nell'ambito di Ritratto d'autore, Milena Furini, invece, attraverso una intervista ad Enzo Bellettato, cerca di affrontare l'argomento, parlando di Matteotti sotto l'aspetto della memoria popolare, del canto popolare. Enzo Bellettato infatti, oltre ad avere un trascorso come insegnante e dirigente scolastico ed oltre ad essere conosciuto per la sua attività presso il Gruppo Astrofili Polesano e presso il Planetario, è anche un grande appassionato di storia locale e di teatro.
Due sue opere hanno ispirato altrettanti appuntamenti inseriti nell'ambito del tredicesimo festival di cultura popolare Ande, Cante e Bali, svoltosi a Rovigo lo scorso fine settimana. Il primo incontro, svoltosi nell'ex monastero olivetano di San Bortolo, sabato 6 settembre è proprio una rappresentazone teatrale ispirata da un lavoro di Bellettato dal titolo “Ma l'idea che è in me!” che trae il titolo da una frase profetica che tutti conosciamo pronunciata dallo stesso Matteotti, poco tempo prima di essere ucciso ed è stata rapparesentata da una compagnia fiorentina che si chiama “Altro Teatro”. La seconda opera è andata in scena domenica mattina sempre allìex monastero degli olivetani e che ha avuto come titolo “Giacomo Matteotti nella memoria cantata”. «Il mio interesse per Matteotti – ha affermato Bellettato nasce da ovvi motivi di tipo ideale, per una persona che pure essendo ricca ha abbracciato la causa dei poveri, dei braccianti e contadini e che attraverso una battaglia politica ha cercato di portare avanti. Poi per aspetti personali, per me molto importanti: la mia famiglia infatti ha origine a Fratta Polesine e sia mio padre che mia nonna sono nati nella stessa casa di Matteotti, mia nonna addirittura a pochi mesi di distanza. La figura di Matteotti è sempre stata presente nella mia vita attraverso le testimonianze di mio padre. E' stato un personaggio straordinario, se non fosse stato ucciso lo ricorderemmo sicuramente tra i grandi pensatori del '900. Il lavoro teatrale è nato dalla voglia di rappresentare Matteotti nella varie fasi della sua esistenza, nella vita sociale del paese in cui è cresciuto ed evidenziando il rapporto con la moglie Velia, prendendo spunto anche dalle lettere, ed evidenziando anche il rapporto con chi lo ha combattuto con lealtà come Pio Mazzucchi». Il secondo spettacolo nasce invece da una ricerca di canzoni popolari dedicate a Giacomo Matteotti di cui durante la puntata ne vengono proposte due tra le più famose.

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