Ricordare i nostri ragazzi, che hanno perso la vita in Afganistan. Può essere un modo per sentirli più vicini a noi, per non dimenticarli. Anche questa è una piccola missione in fondo. Nella puntata di “Missione è …” in onda questa settimana, Riccardo Rizzatello ha intervistato Mario e Gabriella, genitori del capitano Massimo Ranzani. Doveva essere in trasmissione anche Luciana, mamma del sottotenente Mauro Gigli, ma per motivi di salute non ha potuto intervenire. Sono già passati due anni da quel 28 febbraio, giorno in cui Massimo ha perso la vita durante un attentato mentre rientravano da un’operazione di assistenza medica nei pressi di Shindand. Mauro Gigli è invece deceduto il 28 luglio del 2010 durante l’operazione di disinnesco di un ordigno rudimentale, salvando la vita ad altri commilitoni, facendo da scudo con il proprio corpo, dando agli altri il tempo di mettersi in salvo.Gigli era originario della Sardegna ma i suoi genitori vivono ad Occhiobello dal 1986.
E’ ancora troppo forte la commozione di Gabriella e con grande difficoltà ma anche con grande coraggio in trasmissione, è riuscita ad esprimere il suo stato d’animo: «parlare di Massimo è molto difficile – ha detto Gabriella – lo sento sempre presente, sempre vicino a me. Sento che è ancora in missione, anche se non torna… io però sento che sta aiutando tante persone in questo momento. Sicuramente lo vorrei qua con me, ma purtroppo non è possibile».
A sostenerla in questo grande dolore c’è Mario: «A due anni di distanza a dire che il dolore è ancora devastante è poco, però bisogna andare avanti. Io ringrazio tutti quelli che ci aiutano, grazie ad Assisi, grazie a tutte le occasioni a cui posso partecipare, i raduni. A tante non posso partecipare però quelle a cui sono presente mi aiutano tanto. Per me è importante sentirlo vivo ed è importante che lui viva. Tante persone giustamente quando mi incontrano non sanno cosa dire, però perdere un figlio non è una cosa facile da superare. Forse cado più in crisi adesso che un anno fa» .
Per constatare quante persone volevano bene a Massimo basta recarsi al cimitero e vedere quanti ricordi vengono lasciati, specialmente da parte dei bambini che lui amava tantissimo: «lasciano dei bigliettini, tanti sono scritti proprio dai bambini, ed il giorno dei morti ho visto tanti bambini e questo mi ha fatto tanta tenerezza, perché volevano vedere dove riposa il soldato che stringeva le mani ai bambini». Un po’ di conforto Mario e Gabriella lo hanno trovato anche all’incontro con i genitori degli altri militari morti in Afganistan, sono 52 in tutto fino ad oggi, persone che stanno vivendo le loro stesse sensazioni, stanno provando lo stesso dolore: «stando con loro – ha detto Gabriella - mi sono accorta che in comune questi ragazzi avevano molte cose, intanto il senso del dovere, il fatto di avere scelto loro questa missione, poi le cose che ci accomunano, come le telefonate, i messaggini spediti ai genitori. E poi soprattutto l’amore che ci hanno messo nel compiere questa missione e alla fine è stato proprio quell’amore che li ha portati lontano da noi dove sono adesso».
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