Il 10 febbraio del 1947 venne firmato a Parigi il Trattato
di pace con cui si stabiliva la cessione alla Jugoslavia dei territori
dell’Istria e della Dalmazia e la conseguenza immediata fu l’esodo di tanti
italiani da quelle terre. Per questo motivo è stata scelta la data del 10
febbraio per ricordare il dramma vissuto dai nostri italiani vittime della
persecuzione comunista e nel 2004 è stata istituita la Giornata del Ricordo. In
concomitanza con le celebrazioni ufficiali di questa ricorrenza, sono stati
ospiti nei nostri studi due esuli Maria Schittarelich e Anna Mechis,
accompagnate da Lorenzo Maggi delegato della A.N.V.G.D. (Associazione Nazionale
Venezia Giulia e Dalmazia). L’associazione è stata costituita già nel 1947 per
assistere gli italiani in fuga dalle proprie terre, dall’Istria e dalla
Dalmazia, e fin dall’inizio non si è interessata solo dell’aspetto
solidaristico ma anche della rappresentanza degli esuli nelle sedi
istituzionali e governative e come ha aggiunto Maggi, proprio anche per questo
suo carattere aparitico è sempre stata ascoltata e considerata dalle varie
parti politiche e istituzionali. «Ho lasciato la Dalmazia nel 1948 e sono
arrivata in Italia il giorno dell’attentato a Togliatti, sono venuti a
prenderci con la Polizia perché avevano paura che ci facessero qualcosa.
L’opinione pubblica a quel tempo non sapeva nulla del nostro dramma di Zara,
della Dalmazia, delle terre perdute. Noi saremmo rimasti là, ma i comunisti di
Tito ci hanno detto che dovevamo compiere una scelta o diventare Croati o
venire in Italia. Alla mia famiglia hanno concesso di venire via solo nel 1948
perché essendo Zara stata quasi distrutta dai bombardamenti angloamericani, mio
padre essendo impiegato alla rete elettrica, finché non ha messo in funzione la
corrente elettrica non lo lasciavano venire via. Nel frattempo avevano
arrestato mio padre ed avevano preso mio fratello allora diciottenne lo hanno
mandato in prima linea a combattere contro i tedesco. Per fortuna un operaio di
mio papà che era partigiano lo ha salvato all’ultimo momento altrimenti sarebbe
finito in prima linea. A noi poi è arrivato il “nulla osta” per venire in
Italia ma a mio fratello non lo lasciavano partire, così ha tentato la fuga ma
è stato preso, processato e condannato a dodici anni di carcere. A mia mamma sono venuti i capelli
bianchi dal dolore. Una volta arrivati ad Ancona, ci hanno portati in una
scuola e poi in treno siamo venuti a Venezia. Sono felice di essere in Italia,
ricordo ancora la mia Zara, ma a Rovigo mi sono sempre trovata molto bene. Alla
fine mio fratello si è aggiunto a noi essendo stato rilasciato per uno scambio
con dei prigionieri croati».
Elvira Mechis è originaria dell’Istria ed è arrivata in Italia nel 1947,
portati dagli americani. A Pola a quel tempo avevamo sia i tedeschi che gli
americani, era un porto e quindi teatro di scontri. Dopo l’8 settebre sono
iniziati i bombardamenti e mi
ricordo che dopo cinque ore sono uscita dal rifugio ed ho camminato sopra i
cadaveri e le macerie. Quando siamo andati a Parenzo abbiamo visto i morti che
erano stati infoibati. Tanti erano amici di mio padre. Siamo rimasti lì alcuni
giorni ma poi abbiamo deciso di partire all’alba con i carri. Una volta
arrivati qua mio papà è partito subito per il Canada. (Nella foto in alto, da sinistra: Maria Schittarelich, Elvira Mechis e Lorenzo Maggi).
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