domenica 9 giugno 2013
Anche la moda ha una sua etica
Esula un po’ dal tema del volontariato, ma rivolge comunque il suo sguardo all’impegno dei giovani, la puntata di Radio Volontariato in onda nel mese di giugno. Francesco Casoni intervista per noi Rita Cassetta, giovane laureata nell’ambito della moda che ha curato una sfilata promossa dall’Associazione Fionda di Davide, che prevedeva abiti provenienti dal commercio equo e solidale e anche abiti realizzati riutilizzando vecchi vestiti dismessi. Quelli che è ora di buttare e che invece possono vivere ancora a lungo come ha spiegato Rita. «Ho 24 anni e mi sono laureata nel 2011 allo Iuav Design della Moda a Treviso. Il mio progetto che porto avanti ormai da anni e che ho definito “tra passato e futuro” perché stanca di vedere una idea della moda partire sempre da uno schizzo, da un disegno, da una ricerca approfondita di tessuti, stoffe particolari, mi sono concentrata sul desiderio di portare in vita dei tessuti, degli abiti usati. Così ho iniziato una ricerca moto vasta partendo da un negozio dell’usato che abbiamo qui a Santa Rita, gestito dall’Associazione Aitsam (Associazione tutela della salute mentale) ed è un negozio che raccoglie e vende abiti usati di ogni genere. Nel quale non viene fatta nessuna selezione e sono abiti di ogni genere e che vengono rivenduti per finanziare l’associazione». Rita ha spiegato come è nata la sua passione per la moda che l’ha portata addirittura a laurearsi in un ambito così particolare: «ho sempre avuto la passione di raccogliere informazioni, vedere tante immagini per sviluppare poi dei temi, per realizzare quello che era nel mio immaginario, realizzare la mia creatività e quindi nella moda ho trovato uno sfogo molto diretto». Però in questo mondo Rita ha stravolto un po’ le regole del gioco, invece di realizzare bozzetti sulla carta è partita da vestiti già esistenti per trasformarli in qualcosa di nuovo: «mi ha sempre interessato tenere quello che già esisteva ed aggiungervi qualcosa di nuovo – dice Rita - ho voluto vedere la trasformazione, chiedermi perché un abito va buttato solo perché non va più di moda e io volevo fermare quel cambiamento riconfezionandolo, rigenerando l’abito». Un giorno Rita ha incontrato l’Associazione di commercio equo solidale, “La fionda di Davide” che si avvi cinava molto alla sua idea di rispetto per l’ambiente, per il riutilizzo dei materiali, all’attenzione al valore etico dei materiali ed è nata così è nata una sfilata nella quale ha utilizzato abiti realizzati proprio riutilizzando vecchie camicie e abiti di seta. «Gli abiti non avevano una taglia precisa – ha detto Rita - quindi sono stati indossati da persone di taglie diversissime. Mi sono staccata da un determinato periodo storico. All’Aitsam non viene fatta una selezione qualitativa degli abiti quindi sono io che ho fatto una selezione, vedendo quali parti dell’abito si potevano salvare e quali erano da buttare. Vederli indossati è stato molto emozionante». Per coloro che si fossero perso la sfilata, sul sito della Fionda di Davide: www.lafiondadidavide.it si possono vedere le foto dell’evento.
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