Elettra Maggiolo e Daniele Mistrin fanno parte del Gruppo Giovani per la missione e a luglio di quest'anno hanno vissuto una esperienza di missione in Burundi. Sono stati diciotto giorni, non molti ma sufficienti perchè questo incontro con la terra africana lasciasse una traccia nel loro percorso di fede. Nella rubrica Ponte Radio ci descrivono questa loro esperienza: «E' stato un viaggio avventuroso sia in andata e in ritorno fatto di ritardi e coincidenze perse, di cambi improvvisi e con un bagaglio smarrito ma poi fortunatamente recuperato. Il viaggi di ritorno è durato ben 27 ore». Il Burundi si trova
nell'Africa subtripicale, è caratterizzato da un clima abbastanza mite, con un territorio caratterizzato da colline e da una vegetazione rigogliosa. Ci sono due stagioni quella delle secche e quella della pioggia. Nel periodo di permanenza in Burundi sono stati ospitati nella casa della Famiglie Missionarie della redenzione dove si trovano sette sorelle: «Abbiamo conosciuto loro ma anche tanti laici e tanti bambini che sono seguiti dalle missionarie nella loro attività formativa». Elettra e Daniele durante la trasmissione ci hanno fatto ascoltare un po' di musica tradizionale del Burundi.
Ci hanno poi fatto riflettere sull'importanza del bagaglio a mano, come metafora del loro viaggio: «Abbiamo cercato di mettere in questo bagaglio a mano metaforico quello che davvero per noi è stato importante - ha detto Elettra - abbiamo per questo scelto tre oggetti a testa. Il primo oggetto che io ho scelto è un crocifisso missionario, simbolo della preghiera e di ascolto. Scandire i momenti della giornata con la preghiera per noi è sembrata una cosa molto naturale. Condividevamo con le missionarie i numerosi momenti di preghiera durante la giornata. Il secondo oggetto di Letta è un cavatappi un po' particolare come un martelletto che utilizza il giudice nelle sentenze simbolo di ospitalità che dello stare in famiglia. Accoglienza che abbiamo avvertito in Burundi. Il terzo simbolo scelto da Elettra è un cestino. Quello che le donne burundesi portano sopra il capo e con il quale portano i loro doni all'altare durante le celebrazioni.
Daniele: primo oggetto: scarpe robuste che mi hanno accompagnato in questo viaggio in Burundi sono poche le strade asfaltate e molte sono di terra rossa che ti resta attaccata.
Noi camminiamo per svago invece in Burundi la gente cammina per chilometri a piedi lungo queste strada che sono popolatissime, sono un punto di incontro tra le persone ma sono anche metafora del sacrificio per raggiungere la meta.
Il secondo oggetto scelto da Daniele è un tamburo classico del Burundi che è un oggetto che gli è stato regalato dall'arcivescovo du Rutana dom Bonaventura. La musica per noi è stata molto importante perchéci ha permesso di arrivare dove la lingua non era in grado di arrivare. Il terzo oggetto scelto da Daniele è un orologio: simbolo del tempo. Noi siamo schiavi del tempo mentre il popolo del Burundi dedica tanto tempo all'ascoltare, all'ascoltare gli altri ma anche se stessi.
nell'Africa subtripicale, è caratterizzato da un clima abbastanza mite, con un territorio caratterizzato da colline e da una vegetazione rigogliosa. Ci sono due stagioni quella delle secche e quella della pioggia. Nel periodo di permanenza in Burundi sono stati ospitati nella casa della Famiglie Missionarie della redenzione dove si trovano sette sorelle: «Abbiamo conosciuto loro ma anche tanti laici e tanti bambini che sono seguiti dalle missionarie nella loro attività formativa». Elettra e Daniele durante la trasmissione ci hanno fatto ascoltare un po' di musica tradizionale del Burundi.
Ci hanno poi fatto riflettere sull'importanza del bagaglio a mano, come metafora del loro viaggio: «Abbiamo cercato di mettere in questo bagaglio a mano metaforico quello che davvero per noi è stato importante - ha detto Elettra - abbiamo per questo scelto tre oggetti a testa. Il primo oggetto che io ho scelto è un crocifisso missionario, simbolo della preghiera e di ascolto. Scandire i momenti della giornata con la preghiera per noi è sembrata una cosa molto naturale. Condividevamo con le missionarie i numerosi momenti di preghiera durante la giornata. Il secondo oggetto di Letta è un cavatappi un po' particolare come un martelletto che utilizza il giudice nelle sentenze simbolo di ospitalità che dello stare in famiglia. Accoglienza che abbiamo avvertito in Burundi. Il terzo simbolo scelto da Elettra è un cestino. Quello che le donne burundesi portano sopra il capo e con il quale portano i loro doni all'altare durante le celebrazioni.
Daniele: primo oggetto: scarpe robuste che mi hanno accompagnato in questo viaggio in Burundi sono poche le strade asfaltate e molte sono di terra rossa che ti resta attaccata.
Noi camminiamo per svago invece in Burundi la gente cammina per chilometri a piedi lungo queste strada che sono popolatissime, sono un punto di incontro tra le persone ma sono anche metafora del sacrificio per raggiungere la meta.
Il secondo oggetto scelto da Daniele è un tamburo classico del Burundi che è un oggetto che gli è stato regalato dall'arcivescovo du Rutana dom Bonaventura. La musica per noi è stata molto importante perchéci ha permesso di arrivare dove la lingua non era in grado di arrivare. Il terzo oggetto scelto da Daniele è un orologio: simbolo del tempo. Noi siamo schiavi del tempo mentre il popolo del Burundi dedica tanto tempo all'ascoltare, all'ascoltare gli altri ma anche se stessi.
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