Il documentario di Gambato, come ha raccontato lo tesso regista ai due conduttori della rubrica, Simone Muraro e Denis Maragno, ha portato a casa ben due premi: il Premio speciale Amedeo Fabbri miglior cortometraggio ed il Premio Marzocco simbolo della Città di San Giovanni Valdarno, intitolato a Marino Borgogni, assegnato alla migliore Opera in assoluto.
Il regista rodigino ha descritto le emozioni provate alle consegna dei premi. Nato da un'idea di Vittorio Sega, presidente del Circolo del cinema di Adria, il filmato ricostruisce la genesi del cortometraggio del 1954 "Scano Boa” firmato dal rodigino Renato Dall’Ara, ambientato sull'omonima striscia di sabbia lunga 5 chilometri, che separa il delta del Po dal mare Adriatico. «Scano Boa è uno dei film fondanti del cinema polesano tra i più significativi di stampo realista - ha detto Alberto - e la storia si basava su di un fatto di cronaca accaduto pochi mesi prima riguardante la nascita di una bambina in una barca durante un funerale di pescatori. 60 anni dopo - continua - nel 2014, Lamberto Morelli è l’unico sopravvissuto di quella troupe a poter raccontare quei giorni. Quel documentario - ha aggiunto Alberto - è per il Polesine "l'uscita dalla fabbriche" dei fratelli Lumiere, vale a dire il primo documentario girato nel nostro territorio».
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