Dopo nove anni di missione in Brasile, don Giuliano Zattarin, è tornato in diocesi ed attualmente è amministratore e prossimo parroco di San Martino di Venezze.
Don Silvio Baccaro nella sua rubrica “Missione è...” lo ha invitato a portare la sua testimonianza, mentre è in corso l'ottobre missionario e nell'anno in cui l'invito del nostro Vescovo Lucio, è quello che i fedeli della nostra diocesi diventino missionari nelle loro comunità. «Ho trascorso nove anni in Brasile, i primi tre accanto a don Giuseppe Mazzocco e gli altri sei assieme a don Gabriele Fantinati – ha detto don Giuliano – è stato un percorso vissuto assieme nelle tante responsabilità ma anche con tanto affetto reciproco.
Adesso vorrei continuare qui in diocesi ad avere quell'ansia missionaria che ho sempre avuto come sacerdote. Mi sento arricchito molto dall'esperienza che ho fatto. In America Latina era più evidente lo spirito missionario ma spero di continuare a viverlo qui con i confratelli».
Don Silvio ha evidenziato che forse è più difficile essere missionari nel nostro territorio, in un mondo sempre più secolarizzato, anche se il Polesine ha profonde radici cristiane: «Serve una conversione personale ed una conversione pastorale – ha risposto don Giuliano – la conversione pastorale si riesce a farla se c'è una forte conversione personale. Le nostre parrocchie dovrebbero ridiventare oasi di libertà, di cultura, di incontro, di fraternità, di amicizia. Mi pare che il Papa più che la parole Evangelizzazione usi la parola Missione, perchè missione è una parola di senso più aperto e credo che questa sia la sfida che la Chiesa oggi deve intraprendere. Gesù proprio ieri nel Vangelo ci ricordava che il più grande comandamento è l'amore verso il prossimo, in questi anni ci siamo persi in tante “cosette” abbiamo perso la nostra vicinanza a Cristo che è poi l'essere vicini aio fratelli con tutte le nostre forze, con tutta la nostra disponibilità. Dobbiamo concentrarci sull'essenziale dell'annuncio».
Don Silvio ha quindi chiesto quali sono le sfide più urgenti da affrontare. «Il Papa ci sta facendo capire che è venuto il momento di passare dalle dottrine alle persone, dal giudizio alla misericordia. Dobbiamo spodestare la morte che è entrata anche nelle nostre chiese. La parrocchia deve passare da luogo degli obblighi a luogo della libertà. Noi dovremmo diventare meno cattolici (che lo siamo per tradizione) e più cristiani. L'essere cristiani, riscoprire Cristo ci renderebbe più fratelli sia dei credenti che dei non credenti.
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